La Guardia

Wednesday, August 30, 2006

Quella volta che uccisi Babbo Natale ( terza parte )

Qualcosa attirò la sua attenzione.
Un fruscio, appena percettibile, ma amplificato in quel silenzio irreale. Un movimento percepito solo con l'istinto.
Qualcosa non andava nel quadro generale.
Il respiro gli si mozzò di colpo, bloccandolo nel gesto di portarsi la sigaretta alle labbbra.
Una figura in rosso stava scivolando fuori da una finestra.
La mano scattò automaticamente alla fondina, mentre la brace della cicca disegnava una parabola rossa nel buio e andava a morire nel manto nevoso.
La guardia puntò l'arma.
"Fermo stronzo!"
L'ordine gli uscì con un suono strozzato. La figura in rosso sobbalzò, picchiando la testa sul telaio e rovinado contro una pila di bancali.
Disteso sulla schiena fissò ansimando la guardia, l'espressione era seccata, per nulla intimorita dall'occhio nero che lo fissava all'estremità dal quattro pollici a tamburo.
"Ma sei impazzito?" Una voce bassa che si mescolò in un turbine di neve. "A momenti ci resto secco!"
Per un momento la guardia non seppe che dire. Il tizio indossava un lurido costume da Babbo Natale, strappato in più punti.. si concesse un mezzo sorriso.
"Alzati coglione!".
Con movimenti lenti e goffi la sagoma in rosso conquistò la posizione eretta. Nonostante la caduta stringeva ancora in mano un sacco rosso.
La guardia l'accennò col mento, "Gettalo a terra e alza le braccia".
L'altro lo lasciò cadere. "E adesso che farai? Pianterai una palla in fronte a Babbo Natale?". Un lieve accento che la guardia non seppe riconoscere.
"Zitto luridume! Respira e ti apro un buco del culo supplementare".
Qullo gli rivolse un'occhiata stupita.
La guardia l' ignorò.
Senza staccare gli occhi dalla figura con le braccia alzate, parlò nella radio portatile, "Centrale, qui pattuglia 24".
Nessuna risposta, solo scariche elettrostatiche.
Ruipròvò di nuovo per un paio di volte, la radiò crepitò debolmente e poi ridivenne muta. Niente da fare.
"Merda!". Pensò che tutta quella neve doveva avere danneggiato il ponte radio. Ora avrebbe dovuto andare fino alll'auto e provare dal veicolare, lì il segnale era più potente, forse sarebbe riuscito a comunicare con la centrale. Ma questo significava anche tirarsi dietro l'uomo vestito di rosso. Nai nulla di semplice. La vove di quest'ultimo interruppe il corso dei suoi pensieri.
"Senti sceriffo, posso abbassare le braccia? Ho unacerta età..."
La guardia rinunciò alle comunicazioni e abbassare la canna dell'arma fece un cenno in direzione delle figura in rosso che prese a massggiarsi le braccia con sollievo.
Pensò che in fondo aveva uno strano senso dell'umorismo, oppure gli si era completamente spappolato il cervello, o entrambe le cose. Chissà dove aveva trovato il costume... non aveva senso.
Si accese l'ennesima sigaretta.
Attraverso le spirali di fumo guardò il "ladro" che gli stava davanti. In fondo non erano poi così diversi. Erano entrambi reietti, lui ai margini della notte l'altro ai margini della società, sospesi in un limbo senza giustizia, senza morale.
"Ora facciamo due passi fino all'auto, cammina davanti a me, non fiatare e muoviti lentamente".
Babbo Natale non si mosse. Non disse nulla. Si limitò a spazzolare attentamente la neve appiccicata ai calzoni durante la caduta.
"Hey rottinculo, mi hai sentito?"
Una porzione di viso apparve da sotto il cappello da Babbo Natale. Diede una rapida occhiata annoiata e continuò la sua operazione di pulizia.
"Ora ascltami bene grassone", i suoi occhi erano di nuovo divenuti due fessure, "tu adesso muovi quel tuo culo flaccido e alla svelta, o ti trascino a calci fino alla macchina e ti assicuro che è una bella cammin..."
La guardia si bloccò improvvisamente.
C'era qualcosa di sbagliato, profondamente sbagliato. Qualcosa che gli era sfuggito.
Notò solo in quel momento l'assenza di impronte nella neve sotto la finestra da cui era uscito Babbo Natale. Forse era entrato dal lato che non aveva ancora ispezionato. Ma non era quello...
Poi la consapevolezza lo colpì come un maglio.
Sentì i capelli sulla nuca drizzrsi, letteralmente.
Babbo Natale non aveva ombra.
Era sul limitare del cono di luce di un lampione, il sacco a terra disegnava la sua silouette informe... ma non c'era traccia di quella che avrebbe dovuto partire dagli stivali dell'uomo in rosso.
Sempre che di uomo si trattasse.
Qualcuno o qualcosa poteva essere in ascolto.

Saturday, August 12, 2006

Angeli caduti

La tengo fra le braccia.. quanto tempo è passato dall'ultia volta? Non mi ricordo, o forse non voglio ricordare, è trascorsa una vita.
Dice di chiamarsi Simona, non credo che sia il suo vero nome, ma non importa, il suo profumo è reale, il calore della sua pelle mi brucia il cuore, sento che mi stringe più forte.
Chiudo gli occhi, devo farlo.
Ha un sorriso che toglie il respiro, e quando mi guarda mi fa sentire bene, mi fa dimenticare tutto il marcio che c'è nella mia vita. Vorrei dirglielo ma non capirebbe, devo trovare delle parole semplici perchè non parla bene l'italiano. Ma le carezze non hanno bisogno di essere tradotte. Seguo la linea del suo viso, le passo una mano fra i capelli e non riesco a staccare gli occhi dai suoi. Lei sorride e dice "Tuoi occhi molto pericolosi!". Quando le chiedo perchè sorride di nuovo, ma non riesce a spiegarsi allora indica i miei occhi e poi il suo cuore.
Lei non vuole che la guardi in quel modo e allora abbasso lo sguardo. Lei mi solleva il mento e dice " Tu guardare me così ancora, per favore". E' una pugnalata, nessuna mi ha mai detto una cosa del genere.
"Tu molto dolce, non come altri". Non me ne frega niente se lo dice a tutti o se le è venuto così. Non mi importa, in quel momento momento è lì con me, per dieci minuti è la mia ragazza.
Si, per 10 minuti e 50 euro lei sta con me perchè Simona lavora in un locale di lap-dance. Per dieci minuti stacco la spina. Il mondo finsce dietro le tende del privè, tutto quello che c'è al di fuori cessa di esistere. E' tutta una finzione.
Io sono un cliente, lei vende la sua bellezza.
Il tempo è finito. Un ragazzo grasso con gli occhiali apre le tende che fino a poco fa racchiudevano un'intimità fasulla ma concreta.
Lei si scioglie dal mio abbraccio ma non stacca gli occhi dai miei.
Vorrei andare al banco per un'altra birra, a volte quella sete antica che mi ha perseguitato per troppo tempo torna subdola e affascinate.. non voglio tornare a bere.
Pago ed esco senza voltarmi. So che lei mi stà lanciando delle occhiate furtive mentre flirta con un altro cliente, me li sento sulla schiena.
Mentre salgo in auto accendo un'altra sigaretta e quando la porto alle labbra sento ancora il suo profumo sotto le dita.
Tanto meglio, ilviaggio verso casa è lungo. Mi terrà compagnia.







Thursday, August 03, 2006

Le parole che non ti ho detto

E' una lettera che non ho mai iviato, non ce n'è motivo.
Solo che le parole vengono fuori da sole, forse ho solo bisogno di dirle,o forse è solo il senso di colpa che mi uccide.
Non importa che ci sia qualcuno a leggerle.
Di sicuro lei non c'è.


Ciao Tina,
una volta mi hai chiesto di scriverti una lettera.. è stato molto tempo fa. Avrei dovuto scriverla allora, adesso è troppo tardi.
Il contenuto sarebbe stato certo diverso, noi due eravamo diversi.
E' strano come mentre ero con te, non sia stato in grado di trovare le parole per dirti ciò che provavo per te, quello che eri per me. Forse perchè non c'erano, non ci sono, non sono ancora state inventate.
Adesso che le nostre vite si sono separate, so esattamente cosa dire, sembrano poter finalmente dare una forma a quello che ho dentro, sembrano avere un senso.
Ma non è per questo che ti scrivo, non è l'ennesimo tentativo. So che sarebbe inutile, perchè tu sei diversa, l'ho capito nel momento in cui ti ho visto per la prima volta, l'ho sempre saputo.
Volevo dirti che mi dispiace averti fatto soffrire, non te lo meritavi. Mi dispiace di averti fatto piangere, di aver spezzato il tuo cuore. Vorrei poterti dare indietro il tuo tempo.. vorrei che fosse andata diversamente.
Mi sono reso conto di non averti mai veramente ringraziata, per tutto quello che sei stata per me.
Grazie per i tuoi sorrisi, per la pazienza che hai avuto con me, per essere sempre stata dalla mia parte, per esserci sempre stata. Anche quando ho scelto questo lavoro, sapevi che sarebbe stato un sacrificio, sopratutto per te, ma sei rimasta lo stesso al mio fianco.
Grazie per tutte le volte che ti sei addormentata con me, per la tua dolcezza, per quel tuo modo di essere bambina che mi faceva impazzire. Ma anche se dicevi di essere piccola sei sempre stata grande più di me.
Grazie per esserti preso cura di me, perchè anch'io in fondo ero ancora un bambino. Grazie perchè hai saputo fare di me una persona migliore, perchè ero felice con te. Non sentivo più quel peso sullo stomaco, quella sensazione di vuoto del cuore. Grazie per tutto quello che ci siamo detti, a volte solo con gli occhi, solo tenendoci per mano, solo con il respiro.
L'elenco sarebbe infinito.. ma non ce la faccio a continuare.
Credo che tu sia l'unica donna che mi abbia amato per quello che ero.
Luca saprà essere quello che io non sono stato per te, è una persona in gamba, saprà essere un buon compagno, un buon marito, un buon padre. Ti saprà offrire una vita migliore di ciò che potevo offrirti io. Non dormirai sola mai più.
Perdonami, è ora che vada.
Il mio tempo con te è scaduto.
Arrivederci piccola, stare con te è stata la parte migliore della mia vita.
Grazie.